Oggetto: Situazione di grave disagio e di emarginazione di Scifì, frazione di Forza d’Agrò (Me) – Richiesta di interventi attraverso urgenti misure strutturali e permanenti.
Spett.li Autorità in indirizzo,
Con la presente si rivolge a Voi – ciascuno per le rispettive competenze, istituzionali e politiche – un comitato spontaneo di cittadini, apartitico, spinto da una razionale rabbia per la situazione in cui è costretta a versare la propria comunità.
Quelle che leggerete non saranno sterili lamentele o, peggio, richieste di elemosine, ma la rivendicazione, decisa e ferma, di un diritto di cittadinanza pieno, nel senso più ampio del termine, attraverso anche la proposta di potenziali soluzioni, in ordine alle quali la parola definitiva dovrà sempre spettare agli organi istituzionali competenti, in quell’ottica di assoluto rispetto delle leggi e delle strutture dello Stato che ispira questo comitato.
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PREMESSA GENERALE – CENNI GEO-ISTITUZIONALI E STORICI –
Scifì è una borgata situata al centro della Val d’Agrò, frazione di Forza d’Agrò, dal cui centro urbano dista circa 15 chilometri. Si tratta della più popolata frazione del comprensorio jonico, con una propria specificità culturale autonoma, anche per via di evoluzioni storiche peculiari. Abitata nel I Secolo a.C., vi sono tracce di insediamenti fino ad almeno il VI sec d.C., dopo di che la storia del paese subisce un’eclissi di informazioni. Negli ultimi due secoli è stata ripopolata, prima da piccoli gruppi di insediamenti sparsi sui colli circostanti, poi nell’area a ridosso della sponda destra del torrente Agrò, laddove si è sviluppata.
Istituzionalmente inserita nel comune di Forza d’Agrò, conta circa 300 abitanti – su 864 residenti nell’intero comune – che vivono principalmente grazie ad attività lavorative svolte lungo la riviera jonica.
Dista da Limina 10 chilometri; da S.Alessio Siculo 4 chilometri; da S. Teresa di Riva, 5 chilometri. Ed è principalmente con queste due ultime entità comunali che intrattiene i propri rapporti sociali e commerciali. L’aggregazione istituzionale al Comune di Forza d’Agrò ha trovato le prime perplessità a seguito dell’autonomia (sempre da Forza d’Agrò) rivendicata ed acquisita da S.Alessio Siculo, nel 1948, data alla quale Scifì decise di restare unita al comune originario, con cui intratteneva rapporti sociali allora molto forti, anche per ragioni di natura economica, legati principalmente alle attività legate alla pastorizia ed all’agricoltura.
Negli ultimi decenni la situazione è profondamente mutata e non solo per tale Comune. Agricoltura e pastorizia sono diventate attività assolutamente marginali nel quadro economico del comprensorio e lo sviluppo di intense attività commerciali (a S.Teresa di Riva) e turistiche (S.Alessio Siculo) ha generato l’ormai conosciuto fenomeno dell’urbanizzazione dei centri rivieraschi, a danno dei centri montani, ivi compreso Forza d’Agrò centro. Scifì, trovandosi ad una distanza breve da questi due poli economici, non ha risentito eccessivamente del fenomeno ed ha anzi cementato ancor più i rapporti proprio con i paesi rivieraschi. Il suo sviluppo demografico ed economico è stato sempre frenato da un impossibile sfruttamento completo delle proprie potenzialità.
L’articolazione del sistema viario comprensoriale ha reso più marcati tali aspetti, modificando completamente il preesistente quadro di rapporti tra le varie comunità. La realizzazione della Strada provinciale n. 12 (S.Alessio-Scifì-Antillo/Limina-Roccafiorita) ha potenziato le relazioni tra tali comunità e l’assenza di un collegamento stabile con Forza d’Agrò (raggiungibile da Scifì solo attraverso S.Alessio Siculo) ha reso svantaggiosi i rapporti tra centro e frazione, “incollati” oggi soltanto da una labile e discutibile prescrizione istituzionale, essendo ormai venuta meno ogni ragione sociale, politica, economica e culturale che ne possa fare da presupposto sostanziale.
Ciò ha reso antieconomica, per Forza d’Agrò, la presenza di Scifì ed ha reso penalizzante, per Scifì, la dipendenza istituzionale da un comune troppo distante, sia fisicamente che socialmente e culturalmente.
Ci si rende perfettamente conto delle difficoltà esistenti per la creazione di un’altra entità comunale autonoma, soprattutto in un contesto politico nazionale che vede in maniera sfavorevole la creazione di troppi enti minori, alla luce di una nuova tendenza alla comprensorializzazione di servizi e nuclei di intervento che non possono essere efficacemente demandati ai Comuni, soprattutto se di piccole dimensioni. Inoltre, non si vuole ingaggiare una sterile battaglia campanilistica, fine a se stessa e nociva per tutti, bensì si tende ad un piano ben più ambizioso e coraggioso: proporre iniziative rientranti nel quadro tendenziale di politica economica che siano comunque in grado di migliorare “realmente” la qualità di vita dei centri interessati.
Il comitato intende svolgere la propria azione in un’ottica non di separatismo, bensì nell’ottica inversa, quella sposata da tutte le correnti politiche e fondata su ragioni di natura economica chiare e condivise da tutti, consistenti nella funzionalizzazione dei servizi, in maniera che questi siano svolti da chi può farlo in maniera più efficace e più economica.
Il tendenziale superamento del concetto di comune quale unico punto di riferimento istituzionale ed il supporto di strumenti comprensoriali e meccanismi giuridici di convenzione tra gli enti fanno auspicare che anche per Scifì si possano trovare soluzioni adeguate. Scifì chiede l’opportunità di avere i mezzi per sviluppare le proprie potenzialità, offrendosi nel contempo come “laboratorio di sperimentazione” per soluzioni diverse ed innovative, che potranno essere di ausilio anche per tutte le altre località decentrate (periferie e/o frazioni) ed alle entità comunali di piccole dimensioni, la cui sopravvivenza istituzionale è ormai dipendente dalla capacità di individuare ed attuare dei meccanismi di gestione dei servizi alternativi rispetto a quelli tradizionali; meccanismi che siano in grado di consentire un abbattimento dei costi e garantire standard di efficienza dei servizi almeno sufficienti. Ed è diventato necessario individuare e attuare tali meccanismi, perché in assenza di ciò, la sopravvivenza delle realtà minori è diventerà economicamente insostenibile per lo Stato.
Peraltro, è anche indubbio che l’abbandonare al proprio destino le piccole comunità, significa urbanizzare oltre i limiti di tolleranza socio-economica alcuni centri principali ed impedire uno sviluppo armonico dell’intero territorio. Ciò genera problemi di eccessiva urbanizzazione in alcune aree e problemi esattamente inversi in altre, quando ormai i dati degli studi economici evidenziano come ogni entità istituzionale sia in grado di offrire efficacemente i servizi soltanto se il “target”, se gli utenti di quei servizi, siano in un numero rientrante in una “forbice” determinata dalla tipologia e dal costo del servizio stesso e dalla forza economica dell’ente che offre il servizio. In altre parole, è ormai scientificamente verificato che è un servizio è efficiente solo se offerto ad un numero determinato di utenti, che non può essere né superiore né inferiore a quello che garantisce la piena efficienza del servizio stesso. Perciò, non si può più vedere il Comune come generatore del medesimo servizio con le medesime modalità, sia che abbia un milione di abitanti sia che ne abbia 500, come si è finora fatto, ad esempio, per i servizi legati allo smaltimento dei rifiuti, o per quasi tutti gli altri servizi comunali, gestiti col medesimo “cliché”, a prescindere dall’utenza e dalla forza economica del comune. Quindi, o si abbandonano le comunità che non possono autonomamente più gestire i servizi istituzionalmente riservati ai comuni – con gravissime ripercussioni sul piano sociale ed economico – oppure si attuano sistemi di gestione alternativi peraltro già studiati ed in molti casi efficacemente sperimentati.
In questa chiave di soluzione il comitato pro Scifì intende sottoporre alle Autorità in indirizzo le proprie inderogabili esigenze, prospettando anche possibili soluzioni.
Ciò si dice, però, nella consapevolezza che gli organi interlocutori abbiano effettivamente a cuore la soluzione dei problemi che verranno loro esposti e siano disposti ad impegnarsi in tale direzione. Caso contrario, qualora non vi sia tale interesse o i criteri di gestione dei servizi restino ancora ottusamente legati al concetto dell’entità comunale, il Comitato è pronto a percorrere qualsiasi strada legislativamente consentita per raggiungere i propri obiettivi e garantirsi la propria sopravvivenza.
Premesso ciò, si andranno ad elencare in maniera più specifica alcune delle difficoltà, quelle al momento insormontabili con l’attuale stato di cose, che Scifì ha incontrato e continua ad incontrare nello sviluppo delle proprie potenzialità. Tale elencazione avverrà attraverso il seguente ordine:
Þ Carenze nei servizi essenziali: Istruzione, Sanità, Ordine pubblico.
Þ Carenze nei servizi comunali e di interesse generale: Viabilità, Delegazione municipale; Uffici di collocamento.
Þ Assenza di servizi di supporto allo sviluppo: considerazioni socio culturali; politiche di valorizzazione; gestione risorse e considerazioni conclusive.