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Scifì vuole diventare frazione di Sant’Alessio

gennaio 17, 2008

   Oggetto: Situazione di grave disagio e di emarginazione di Scifì, frazione di Forza d’Agrò (Me) – Richiesta di interventi attraverso urgenti misure strutturali e permanenti.  

 

Spett.li Autorità in indirizzo,

Con la presente si rivolge a Voi – ciascuno per le rispettive competenze, istituzionali e politiche – un comitato spontaneo di cittadini, apartitico, spinto da una razionale rabbia per la situazione in cui è costretta a versare la propria comunità.

Quelle che leggerete non saranno sterili lamentele o, peggio, richieste di elemosine, ma la rivendicazione, decisa e ferma, di un diritto di cittadinanza pieno, nel senso più ampio del termine, attraverso anche la proposta di potenziali soluzioni, in ordine alle quali la parola definitiva dovrà sempre spettare agli organi istituzionali competenti, in quell’ottica di assoluto rispetto delle leggi e delle strutture dello Stato che ispira questo comitato.

PREMESSA GENERALE – CENNI GEO-ISTITUZIONALI E STORICI –

Scifì è una borgata situata al centro della Val d’Agrò, frazione di Forza d’Agrò, dal cui centro urbano dista circa 15 chilometri. Si tratta della più popolata frazione del comprensorio jonico, con una propria specificità culturale autonoma, anche per via di evoluzioni storiche peculiari. Abitata nel I Secolo a.C., vi sono tracce di insediamenti fino ad almeno il VI sec d.C., dopo di che la storia del paese subisce un’eclissi di informazioni. Negli ultimi due secoli è stata ripopolata, prima da piccoli gruppi di insediamenti sparsi sui colli circostanti, poi nell’area a ridosso della sponda destra del torrente Agrò, laddove si è sviluppata.

Istituzionalmente inserita nel comune di Forza d’Agrò, conta circa 300 abitanti – su 864 residenti nell’intero comune – che vivono principalmente grazie ad attività lavorative svolte lungo la riviera jonica.

Dista da Limina 10 chilometri; da S.Alessio Siculo 4 chilometri; da S. Teresa di Riva, 5 chilometri. Ed è principalmente con queste due ultime entità comunali che intrattiene i propri rapporti sociali e commerciali. L’aggregazione istituzionale al Comune di Forza d’Agrò ha trovato le prime perplessità a seguito dell’autonomia (sempre da Forza d’Agrò) rivendicata ed acquisita da S.Alessio Siculo, nel 1948, data alla quale Scifì decise di restare unita al comune originario, con cui intratteneva rapporti sociali allora molto forti, anche per ragioni di natura economica, legati principalmente alle attività legate alla pastorizia ed all’agricoltura. 

Negli ultimi decenni la situazione è profondamente mutata e non solo per tale Comune. Agricoltura e pastorizia sono diventate attività assolutamente marginali nel quadro economico del comprensorio e lo sviluppo di intense attività commerciali (a S.Teresa di Riva) e turistiche (S.Alessio Siculo) ha generato l’ormai conosciuto fenomeno dell’urbanizzazione dei centri rivieraschi, a danno dei centri montani, ivi compreso Forza d’Agrò centro. Scifì, trovandosi ad una distanza breve da questi due poli economici, non ha risentito eccessivamente del fenomeno ed ha anzi cementato ancor più i rapporti proprio con i paesi rivieraschi. Il suo sviluppo demografico ed economico è stato sempre frenato da un impossibile sfruttamento completo delle proprie potenzialità.

L’articolazione del sistema viario comprensoriale ha reso più marcati tali aspetti, modificando completamente il preesistente quadro di rapporti tra le varie comunità. La realizzazione della Strada provinciale n. 12 (S.Alessio-Scifì-Antillo/Limina-Roccafiorita) ha potenziato le relazioni tra tali comunità e l’assenza di un collegamento stabile con Forza d’Agrò (raggiungibile da Scifì solo attraverso S.Alessio Siculo) ha reso svantaggiosi i rapporti tra centro e frazione, “incollati” oggi soltanto da una labile e discutibile prescrizione istituzionale, essendo ormai venuta meno ogni ragione sociale, politica, economica e culturale che ne possa fare da presupposto sostanziale.

Ciò ha reso antieconomica, per Forza d’Agrò, la presenza di Scifì ed ha reso penalizzante, per Scifì, la dipendenza istituzionale da un comune troppo distante, sia fisicamente che socialmente e culturalmente.

Ci si rende perfettamente conto delle difficoltà esistenti per la creazione di un’altra entità comunale autonoma, soprattutto in un contesto politico nazionale che vede in maniera sfavorevole la creazione di troppi enti minori, alla luce di una nuova tendenza alla  comprensorializzazione di servizi e nuclei  di intervento che non possono essere efficacemente demandati ai Comuni, soprattutto se di piccole dimensioni. Inoltre, non si vuole ingaggiare una sterile battaglia campanilistica, fine a se stessa e nociva per tutti, bensì si tende ad un piano ben più ambizioso e coraggioso: proporre iniziative rientranti nel quadro tendenziale di politica economica che siano comunque in grado di migliorare “realmente” la qualità di vita dei centri interessati.

Il comitato intende svolgere la propria azione in un’ottica non di separatismo, bensì nell’ottica inversa, quella sposata da tutte le correnti politiche e fondata su ragioni di natura economica chiare e condivise da tutti, consistenti nella funzionalizzazione dei servizi, in maniera che questi siano svolti da chi può farlo in maniera più efficace e più economica.

Il tendenziale superamento del concetto di comune quale unico punto di riferimento istituzionale ed il supporto di strumenti comprensoriali e meccanismi giuridici di convenzione tra gli enti fanno auspicare che anche per Scifì si possano trovare soluzioni adeguate. Scifì chiede l’opportunità di avere i mezzi per sviluppare le proprie potenzialità, offrendosi nel contempo come “laboratorio di sperimentazione” per soluzioni diverse ed innovative, che potranno essere di ausilio anche per tutte le altre località decentrate (periferie e/o frazioni) ed alle entità comunali di piccole dimensioni, la cui sopravvivenza istituzionale è ormai dipendente dalla capacità di individuare ed attuare dei meccanismi di gestione dei servizi alternativi rispetto a quelli tradizionali; meccanismi che siano in grado di consentire un abbattimento dei costi e garantire standard di efficienza dei servizi almeno sufficienti. Ed è diventato necessario individuare e attuare tali meccanismi, perché in assenza di ciò, la sopravvivenza delle realtà minori è diventerà economicamente insostenibile per lo Stato.

Peraltro, è anche indubbio che l’abbandonare al proprio destino le piccole comunità, significa urbanizzare oltre i limiti di tolleranza socio-economica alcuni centri principali ed impedire uno sviluppo armonico dell’intero territorio. Ciò genera problemi di eccessiva urbanizzazione in alcune aree e problemi esattamente inversi in altre, quando ormai i dati degli studi economici evidenziano come ogni entità istituzionale sia in grado di offrire efficacemente i servizi soltanto se il “target”, se gli utenti di quei servizi, siano in un numero rientrante in una “forbice” determinata dalla tipologia e dal costo del servizio stesso e dalla forza economica dell’ente che offre il servizio. In altre parole, è ormai scientificamente verificato che è un servizio è efficiente solo se offerto ad un numero determinato di utenti, che non può essere né superiore né inferiore a quello che garantisce la piena efficienza del servizio stesso. Perciò, non si può più vedere il Comune come generatore del medesimo servizio con le medesime modalità, sia che abbia un milione di abitanti sia che ne abbia 500, come si è finora fatto, ad esempio, per i servizi legati allo smaltimento dei rifiuti, o per quasi tutti gli altri servizi comunali, gestiti col medesimo “cliché”, a prescindere dall’utenza e dalla forza economica del comune. Quindi, o si abbandonano le comunità che non possono autonomamente più gestire i servizi istituzionalmente riservati ai comuni – con gravissime ripercussioni sul piano sociale ed economico –  oppure si attuano sistemi di gestione alternativi peraltro già studiati ed in molti casi efficacemente sperimentati.

In questa chiave di soluzione il comitato pro Scifì intende sottoporre alle Autorità in indirizzo le proprie inderogabili esigenze, prospettando anche possibili soluzioni.

Ciò si dice, però, nella consapevolezza che gli organi interlocutori abbiano effettivamente a cuore la soluzione dei problemi che verranno loro esposti e siano disposti ad impegnarsi in tale direzione. Caso contrario, qualora non vi sia tale interesse o i criteri di gestione dei servizi restino ancora ottusamente legati al concetto dell’entità comunale, il Comitato è pronto a percorrere qualsiasi strada legislativamente consentita per raggiungere i propri obiettivi e garantirsi la propria sopravvivenza.

Premesso ciò, si andranno ad elencare in maniera più specifica alcune delle difficoltà, quelle al momento insormontabili con l’attuale stato di cose, che Scifì ha incontrato e continua ad incontrare nello sviluppo delle proprie potenzialità. Tale elencazione avverrà attraverso il seguente ordine:

Þ      Carenze nei servizi essenziali: Istruzione, Sanità, Ordine pubblico.

Þ      Carenze nei servizi comunali e di interesse generale: Viabilità, Delegazione municipale; Uffici di collocamento.

Þ      Assenza di servizi di supporto allo sviluppo: considerazioni socio culturali; politiche di valorizzazione; gestione risorse e considerazioni conclusive.

 

          ISTRUZIONE – 

    Ormai, il “pianeta” istruzione a Scifì può dirsi in fase di… “big bang”. “Resiste”, ma probabilmente per poco, soltanto la scuola elementare, snodata in pluriclasse e con disagi notevoli, anche per via dell’esigua popolazione scolastica.

Ma i problemi maggiori riguardano le scuole materne e medie inferiori.

Da qualche settimana, la scuola materna è stata definitivamente chiusa; l’anno scorso era stata “dismessa” dallo Stato (perché scesa sotto i 15 alunni complessivamente) e la relativa gestione era stata demandata al Comune, al quale però non sono stati fatti confluire i fondi necessari per garantirla. Così, l’amministrazione comunale ha “tamponato” con l’utilizzo di una dipendente, la quale quest’anno non ha rinnovato la propria disponibilità, poiché non le sarebbe stata corrisposta l’indennità richiesta gli spostamenti, particolarmente onerosi, da Forza d’Agrò centro alla frazione Scifì. Pertanto, la scuola materna è stata chiusa con disagi gravissimi per i genitori, i quali devono rinunciare a che i loro figli frequentino tale grado scolastico oppure sobbarcarsi viaggi presso le più vicine scuole materne, a  S.Alessio e S.Teresa di Riva, col risultato che già a tre anni i cittadini di Scifì sono costretti a diventare pendolari!

Infatti, a seguito della chiusura della materna di Scifì, molti genitori hanno  iscritto i loro bambini alla omologa scuola di S.Alessio Siculo.

A Scifì non esiste scuola media, situata a Forza d’Agrò centro. Gli alunni provenienti da Scifì possono (anzi “devono” secondo alcune “illiberali” interpretazioni date anni fa dall’amministrazione comunale a un provvedimento regionale in materia) raggiungerla e frequentarla, fruendo di un servizio di scuolabus gestito e finanziato dal Comune di Forza d’Agrò. Devono fare lo stesso percorso per il quale la maestra della scuola materna, proveniente da Forza d’Agrò, chiedeva – giustamente – il riconoscimento di una specifica indennità. La scuola dista, infatti, dalla frazione circa 15 chilometri. Nei comuni limitrofi esistono altre due scuole medie, a S.Alessio Siculo (4 chilometri da Scifì) e S.Teresa di Riva (5 chilometri). Perciò, molti genitori di Scifì preferirebbero far frequentare ai loro figli le scuole più vicine, situate in questi ultimi due comuni. Però, in tal caso, dovrebbero sopportare autonomamente i costi ed i disagi del trasporto. Paradossale poi quanto accade per gli alunni di Scifì che frequentano S.Alessio: lo scuolabus comunale di Forza d’Agrò, nell’ambito del proprio quotidiano servizio (Forza d’Agrò-Scifì) passa necessariamente di fronte alla scuola media di S.Alessio Siculo, ma l’amministrazione comunale di Forza d’Agrò non consente il trasporto in questa scuola di alunni di Scifì.

Inoltre, lo scuolabus del comune di S.Alessio Siculo, si spinge fino a contrada Lacco (3 chilometri da Scifì) per trasportare gli alunni alessesi. Risultato: sullo stesso territorio operano due scuolabus comunali, con le relative spese di gestione del servizio da parte delle due entità comunali e, malgrado ciò, gli alunni di Scifì sono costretti a raggiungere la scuola a loro più vicina… con mezzi propri o di fortuna (il c.d. “autostop”, con i rischi che ciò comporta, soprattutto per dei bambini), quando i coetanei di S.Alessio e Forza d’Agrò possono invece raggiungere le rispettive scuole più vicine senza disagi di sorta ed in pochi minuti. Quindi: un disservizio per la frazione Scifì, nonostante il costo doppio dovuto all’operatività sullo stesso ambito territoriale (Scifì-S.Alessio-Forza d’Agrò) di due scuolabus; un’inefficienza ed una diseconomia per i Comuni (e quindi per le Regioni che li finanziano).

Il tutto potrebbe risolversi con una semplice autorizzazione allo scuolabus di Forza d’Agrò di “lasciare” a S.Alessio gli alunni di Scifì che intendano frequentare tale scuola, a loro più vicina, oppure, accorpare gli alunni di Scifì alla scuola media di S.Alessio Siculo, eliminando così in un sol colpo le spese di gestione di un servizio scuolabus, giacché quello di Forza d’Agrò è esclusivamente mantenuto a beneficio degli alunni della frazione Scifì. Quest’ultima soluzione potrebbe risultare funzionale anche alla luce della circostanza che ormai i bambini della materna di Scifì frequentano S.Alessio: con un unico scuolabus Scifì-S.Alessio potrebbero essere risolti tutti i problemi logistici per gli alunni di Scifì e realizzare un notevole vantaggio economico per l’amministrazione comunale di Forza d’Agrò, la quale potrebbe abbattere tutti i costi del servizio scuolabus per Scifì (pullman e relative spese di gestione e funzionamento); del dipendente “costretto” ad effettuarlo e dell’assistente sullo scuolabus che, peraltro, il comune di Forza d’Agrò non ha mai attivato.

Così si libererebbero risorse dalle asfissianti casse del comune di Forza d’Agrò e si renderebbe un servizio più funzionale ai giovani alunni che “risparmierebbero”, tra andata e ritorno, circa 20 chilometri al giorno, molto ardui soprattutto in inverno – quando Forza d’Agrò è interessata anche da neve – e si troverebbero a studiare in un ambiente più vicino e logisticamente molto più comodo, atteso che molti cittadini di Scifì lavorano lungo la riviera jonica, quindi passano abitualmente da S.Alessio Siculo per raggiungere i propri posti di lavoro.

SANITA’

L’irrazionalità e la paradossalità si colgono soprattutto nella gestione dei servizi sanitari di primo intervento, a cominciare dal servizio di Guardia Medica. Ben tre i presidi relativamente vicini e meglio raggiungibili: Limina a 10 chilometri, S.Teresa di Riva a 5 chilometri, S.Alessio Siculo a 4 chilometri. Ma, naturalmente, vista l’istituzionale appartenenza al comune di Forza d’Agrò è a questo presidio che devono fare riferimento i cittadini di Scifì. Per ogni emergenza che accade nella frazione è necessario chiamare il presidio di Forza d’Agrò centro, il cui medico di guardia deve percorrere i 15 chilometri circa che lo separano di Scifì, passare di fronte ai colleghi di S.Alessio (sic!), e raggiungere la frazione per intervenire. Ciò genera:

a)          pericoli per gli utenti di Scifì che necessitano del servizio, i quali devono attendere circa 30 minuti, quando da S.Alessio ne basterebbero cinque-sei;

b)         pericoli per gli utenti di Forza d’Agrò centro, visto che ogni chiamata da Scifì sottrae il medico a quel presidio per diverse ore;

c)          danni all’Asl, costretta a pagare di più un servizio che non può essere efficiente.

Anche in questo caso, la semplice possibilità per gli utenti di Scifì a fruire del presidio di S.Alessio Siculo, eliminerebbe diseconomie e renderebbe i servizi più efficienti in tutti e tre le località interessate.

ORDINE PUBBLICO

Le stesse identiche considerazioni formulate in ordine al servizio di Guardia Medica possono essere ribadite per il servizio di ordine pubblico, con particolare riferimento alla Stazione dei Carabinieri, anche se per tale aspetto potrebbe frapporsi una cristallizzazione territoriale funzionalmente legata ai confini istituzionali comunali.

Þ      Servizi di interesse generale.

VIABILITA’ – SERVIZI MUNICIPALI

L’irragionevole ed inefficiente ripartizione istituzionale del territorio trova la sua massima espressione negativa e, per Scifì, penalizzante, soprattutto in ordine al problema viabilità, i cui accenni sono già stati incidentalmente tracciati nei precedenti paragrafi.

La realizzazione della S.p. 12 (S.Alessio-Scifì- Alta Val d’Agrò) da una parte, e la mancata realizzazione di una strada di collegamento diretta tra Forza d’Agrò e Scifì (dove esiste una vecchissima traccia agricola, mai tenuta in considerazione) ha generato l’assenza totale di un collegamento tra i due nuclei urbani, quello del “capoluogo” e quello della frazione. Dalla frazione per raggiungere il “capoluogo” (e quindi: il Municipio, la Guardia Medica, il presidio dei Carabinieri; la scuola media; etc.) è necessario percorrere tutta la S.p. 12 fino a S.Alessio Siculo; attraversare tutto il comune di S.Alessio Siculo, da nord a sud, attraverso la S.S. 114; raggiungere Capo S.Alessio; risalire verso Forza d’Agrò immettendosi e percorrendo per intero tutta la S.p. 16, per ulteriori quattro chilometri di tornanti.

Naturalmente, per questo nevralgico aspetto non possono individuarsi soluzioni agevoli.

– L’ipotesi del collegamento diretto, attraverso la vecchia traccia agricola, è certamente suggestiva, ma merita un impegno economico notevole (probabilmente circa 3 milioni di Euro) e, di conseguenza, un impegno politico corrispondente e, visto l’attuale contesto, difficilmente ipotizzabile. Vi è da dire, comunque, che esiste un progetto Prusst (circa 9 milioni di Euro) che prevede il collegamento di Forza d’Agrò sia con Scifì, da un versante, che con Forza d’Agrò mare, sul versante opposto, nonché tra Scifì e SS. Pietro e Paolo, nel comune di Casalvecchio Siculo. Tale progetto (e quindi la sezione Scifì-Forza d’Agrò) andrebbe, tra l’altro ad inserirsi nell’ambito di un percorso dal valore storico e culturale inestimabile, che in passato collegava, attraverso i centri collinari, tutti i nuclei della zona, da Messina a Taormina. Il recupero di tale risorsa viaria è stato auspicato negli ultimi tempi anche da Archeoclub d’Italia, nell’ambito del c.d. Percorso Basiliano, e da un’idea-progetto lanciata dal prof. Giuseppe Lombardo di Scifì.

– L’alternativa al collegamento diretto capoluogo-frazione, sarebbe costituita soltanto dalla dislocazione e redistribuzione dei servizi tra i Comuni del comprensorio, in maniera da consentirne una fruizione più funzionale ed efficiente ai cittadini di Scifì. Ciò potrebbe attuarsi consentendo ai residenti di Scifì di fruire di servizi offerti in Comuni diversi (con destinazione a tali comuni delle risorse economiche corrispondenti), attraverso convenzioni ed accordi tra gli Enti interessati (si pensi, ad esempio, ai già citati servizi di Guardia Medica, scuola, etc) ed un potenziamento notevole dei servizi di delegazione comunale a Scifì, attraverso la permanente istituzione dei servizi di protocollo e ricezione pubblico permanente da parte di uffici essenziali (come l’ufficio tecnico, oltre che l’anagrafe, già parzialmente esistente), nonché degli amministratori.

Come si può facilmente evincere, tale ultima soluzione implica principalmente uno sforzo di carattere politico sia in sede locale (per quanto riguarda i servizi comunali) che sovracomunale e che investe inevitabilmente competenze di organi statali diversi. Perciò, l’esempio di Scifì potrebbe diventare la “cavia di sperimentazione”, sul piano politico e giuridico, per un approccio diverso, più responsabile ed efficiente, a quelli che sono i problemi e le esigenze delle frazioni lontane dai centri e, più in generale, delle comunità con pochi abitanti. Non sarebbe poi così arduo, se solo si raggiungessero equilibri di ottimizzazione delle risorse più efficienti ed efficaci, sia sotto il profilo politico-istituzionale che finanziario:

A)       sul piano politico-istituzionale: sarebbe necessario aprirsi a soluzioni nuove e più in sintonia con l’evoluzione della realtà, senza arroccarsi su protocolli che potevano essere utili in un contesto storico e sociale diverso, tenendo conto che nell’ottica della Costituzione, la ripartizione comunale del territorio, intendeva essere una garanzia, non un “laccio”, per le comunità che dovevano trovare nell’Ente Comune lo strumento di sviluppo, non il “rallentatore” dello sviluppo. Perciò, nel nuovo contesto, si rende necessario l’accesso a strumenti politico-istituzionali comprensoriali (consorzi, unioni, convenzioni) previste già fin dalla L. 142/90, negli ultimi anni modellati da nuove normative e di recente fortemente caldeggiate – per gli indiscutibili e inconfutabili vantaggi rilevati sotto ogni aspetto –  al punto che all’adozione di tali nuovi strumenti sono riservati canali privilegiati di finanziamento, sia su base comunitaria che regionale. Del resto, anche esperienze di altre nazioni (si pensi, su tutti, alle Federazioni di Comuni in Germania) o di altre realtà nazionali (si pensi a molti “microcomuni” del Nord Italia) hanno dimostrato come la ripartizione comunale possa convivere, anzi meglio esprimersi, in un contesto di gestione unitaria e su base convenzionale di determinati servizi, che incidano direttamente sull’utenza interessata.

B)        Sul piano finanziario: stabilendo degli obiettivi di finanziamento non solo generici e su base comunale, ma concreti e sulla base di reali esigenze territoriali, da filtrare attraverso canali non necessariamente comunali, bensì utilizzando meglio quelle strutture (anche private ed associazionistiche) che possono garantire la realizzazione più adeguata di un determinato intervento. In termini più pratici: invece di finanziare un comune per un servizio che per i presupposti (viabilità, allocazione delle risorse, etc) da cui muove sarà certamente inefficiente ed antieconomico, è forse più opportuno finanziare progetti, condensati in convenzioni specifiche, su base anche sovra-comunale, che coinvolgano i comuni, ma anche – se necessario –altri enti; progetti che impediscano inutili sperperi (perché si opererebbe su progetti specifici, con costi già individuabili e benefici agevolmente prevedibili e non su bilanci comunali influenzati da molte variabili, principalmente politiche ed elettorali) e raggiungano direttamente ed immediatamente l’“obiettivo” oggetto dell’intervento finanziato, con una gestione più duttile e modificabile nel tempo, a seguito di periodiche verifiche di efficienza. E’ come prevedere una terapia mirata alla zona “malata”, anziché una terapia diffusa e diluita sull’intero organismo, della quale, magari, l’organismo metabolizza più le negatività degli effetti collaterali che le positività che solo parzialmente raggiungono l’obiettivo che richiedeva la terapia.

UFFICIO DEL LAVORO

L’appartenenza istituzionale di Scifì al comune di Forza d’Agrò determina la “folle” conseguenza che i cittadini di Scifì dipendano, come ufficio del lavoro, dal presidio di Giardini Naxos (a circa 30 chilometri) e non da quello di S.Teresa di Riva (circa 5 chilometri!!). Ciò con indicibili difficoltà e disagi, di carattere logistico ed economico. Anche sotto tale aspetto, l’accorpamento all’ufficio di S.Teresa di Riva sarebbe razionalmente giustificabile e certamente auspicabile.

Þ      Servizi di supporto allo sviluppo

CONSIDERAZIONI DI CARATTERE SOCIALE E CULTURALE

La pressoché totale assenza di politiche orientate allo sviluppo di Scifì traggono la prevalente origine da considerazioni di carattere sociale e culturale che differenziano la frazione dal centro e che costituiscono la chiave di lettura di molte inefficienze che si registrano all’interno della comunità di Forza d’Agrò-Scifì, il cui collasso di bilancio ne è il più visibile e traumatico rilevatore.

L’evoluzione prima accennata, in ordine alla modifica nel corso degli anni degli equilibri sociali ed economici nel comprensorio jonico, ha portato su strade concettuali completamente diverse Forza d’Agrò e Scifì, trasformandole in due entità assolutamente autonome, con esigenze di sviluppo differenti e con caratteristiche socio-culturale in alcun modo compatibili. L’amministratore di Forza d’Agrò oggi deve rendersi conto di amministrare due paesi diversi in quasi tutto, quindi deve affrontare ed arginare problemi legati a duplicazione delle strutture ed infrastrutture comunali; duplicazione dei servizi; duplicazione degli investimenti. Il tutto con le disponibilità finanziarie e con una struttura concepita per l’amministrazione di un solo paese. Ciò perché i cittadini di Forza d’Agrò non usufruiranno, nella pratica, delle strutture di Scifì e viceversa; vale per il cimitero, per le case popolari, per il campo sportivo, persino per le piazze ed i giochi pubblici: per un’efficiente allocazione ne andranno realizzati di ognuno due, perché il campo sportivo di Scifì, ad esempio, è sostanzialmente utilizzato dai cittadini di Scifì e non anche da quelli di Forza d’Agrò, che distano quindici chilometri. Non a caso da anni si parla di dissesto finanziario, e devono ancora “arrivare” i più ingenti debiti fuori bilancio ereditati dalle passate gestioni, come quelli – per concretizzare in esempio il concetto prima espresso –  relativi alla costruzione a Forza d’Agrò centro di un altro campo di calcio – rimasto incompiuto – successivo a quello realizzato a Scifì ed oggi abbandonato dal Comune.

Paradossalmente, appare meno arduo amministrare un paese omogeneo di dieci mila abitanti che due paesi diversi, con le disponibilità strutturali e finanziarie di uno solo, seppur inferiore ai mille abitanti. La presenza di una frazione fisiologicamente esigente e strutturalmente “differente” e la mancanza di trasferimenti specifici da parte delle istituzioni “maggiori”, ha senz’altro inciso negativamente anche sul bilancio comunale di Forza d’Agrò.

Peraltro, la “forbice” sociale e culturale di cui prima si parlava si coglie in ogni occasione. Di recente, intervistato da una trasmissione televisiva nazionale, il sindaco di Forza d’Agrò (e quindi, istituzionalmente, di Scifì) ha candidatamene ed assolutamente in buona fede collocato le origine storiche del “suo” paese nel Medioevo, quando a Scifì esistono invece evidenze di presenze risalenti ai Romani. In realtà, il sindaco non intendeva fare un torto a Scifì, ma ha istintivamente collegato il “suo” paese alla sola Forza d’Agrò, perché nella sua concezione mentale, Scifì è un “altro paese”, non una porzione integrante dello stesso. Tale aspetto accomuna la quasi totalità dei cittadini dei due centri. Persino alcune pubblicazioni ufficiali o siti internet riportano la stessa discrasia; da anni, i manifesti relativi a festeggiamenti o manifestazioni che si tengono a Forza d’Agrò non sono affissi a Scifì, ed i cittadini di Scifì (che sarebbero cittadini di Forza d’Agrò…) possono vederli solo a S.Alessio o a S.Teresa di Riva. Il tutto senza che vi sia maliziosità, ma come risultato di un’evoluzione evidentemente innestata male all’origine.  

RISORSE E CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Anche in ciò risiede la naturale indifferenza e sottovalutazione della gran parte dell’amministrazione comunale e della struttura burocratica di Forza d’Agrò verso il sito archeologico di Scifì, che potrebbe costituire, per i suoi risvolti storici, una risorsa culturale ed economica per l’intero comprensorio. Ed invece viene quotidianamente mortificato, lasciato nel più completo abbandono, privo di segnaletica, pannelli illustrativi, persino la pulizia del sito è spesso improvvisata e incostante. Di finanziamenti per scavi o di attività di promozione del sito, nemmeno a pensarci!

Eppure si tratta dell’unico insediamento romano rinvenuto nel comprensorio jonico e la sua completa scoperta potrebbe consentire di integrare gli studi sulla storia e la cultura del comprensorio nell’intero primo millennio!!!!!!!

Inoltre, sull’origine di tale sito, esiste una teoria di uno studioso di Scifì, Giuseppe Lombardo, secondo cui quei reperti appartengono alla costruzione originaria del Monastero dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, distrutto da un’alluvione-smottamento (di cui vi sono tracce tra i reperti) e ricostruito sulla sponda opposta del torrente, nel comune di Casalvecchio Siculo, dove oggi sorge lo storico Monumento, unico in Europa per le sue caratteristiche architettonico-religiose. Giuseppe Lombardo, segnalò tale ipotesi – unitamente al rinvenimento delle prime tracce – al consiglio comunale di Forza d’Agrò nell’aprile del 1987. Da allora ha condotto gli studi e sia lui che Archeoclub hanno finito con individuare nell’ente comune di Forza d’Agrò l’ostacolo maggiore alla valorizzazione di tale sito. Ciò non solo per la scarsa propensione a tali temi da parte degli amministratori, ma anche per naturale “secondarizzazione” da parte dell’Ente Comune di quanto non riguardi direttamente Forza d’Agrò centro.

Il sito archeologico di Scifì può costituire, quindi, uno dei centri propulsori per lo sviluppo della ricerca storica e culturale nel comprensorio ed il dissotterramento di quanto ancora nascosto potrebbe far diventare il sito uno strumento di turismo e ricettività dalla potenzialità attualmente indeterminabili. Malgrado ciò, la “lontananza”, anche qui fisica e mentale, del comune di Forza d’Agrò ha sempre limitato la valorizzazione di tale importantissima risorsa, relegandola ad un ruolo assolutamente marginale nella politica culturale del Comune (di per sé quasi inesistente: basti vedere l’utilizzo che si fa di tutto il patrimonio artistico, a cominciare del Convento Agostiniano dove si parla ancora di adibirlo a Municipio, dopo un restauro di 5 miliardi di vecchie lire!), sminuendone, quindi, l’importanza che invece, oggettivamente, riveste e togliendo all’intero comprensorio un potenziale strumento. Il comprensorio potrà riappropriarsi di tale risorsa soltanto se essa verrà gestita attraverso organi ed associazioni comprensoriali, come il Consorzio dei Comuni della Val d’Agrò o Archeoclub d’Italia, ai quali va demandato l’onere di programmare modalità di gestione, individuare criteri di promozione e attuare politiche di valorizzazione e coordinamento delle principali risorse del comprensorio, in maniera tale che essi diventano – sul piano dell’offerta turistico-culturale – un “unicum”, un percorso, che superi le strettoie comunali e sfoci nei pacchetti turistici in maniera forte, libero da legacci inutili e controproducenti, costituiti da campanilismi e sottovalutazioni ormai non più tollerabili. Ciò vale per tutto l’“oro” del comprensorio, costituito dalla miriade di ricchezze storiche ed artistiche oggi poco conosciute e molto abbandonate.

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Scifì, con questa iniziativa, intende sottrarsi definitivamente alle distorsioni ed inefficienze create dal prevalere dello spirito campanilistico sul corretto ed oggettivo interesse generale e porsi in un’ottica più ampia, comprensoriale.

L’art. 3 della  Costituzione, impone alla Repubblica e, quindi, ai suoi segmenti territoriali, il compito di rimuovere (non di porre!) gli ostacoli che impediscono un libero ed adeguato sviluppo di una comunità; è compito Costituzionalmente definito quello di garantire le minoranze sostanziali e porre in essere le risorse giuridiche, economiche, istituzionali che consentano di superare situazioni di oggettiva discriminazione ed emarginazione, dovute a peculiarità geografiche, sociali o politiche. Il comune deve servire a rimuovere quegli ostacoli, se è il comune stesso a crearli ed a crearne di nuovi, che senso ha la sua esistenza? 

Lo “Stato”, nell’accezione più profonda ed “intelligente” del termine, non può sottovalutare una forte esigenza di una comunità, la quale non chiede sussidi, non chiede UN SOLO EURO, (anzi, prospetta ipotesi di risparmio), ma rivendica il preciso diritto di avere gli strumenti giuridici e gli interlocutori istituzionali per valorizzare, autonomamente, le proprie risorse, libere dalle forzature politiche, che ne mortificano l’intelligenza e le potenzialità, facendo apparire legittime istanze come richieste di “contentini” che nulla hanno a che vedere con la presente iniziativa, la quale, viceversa, si propone e si offre di diventare “prototipo” di un nuovo modo di valorizzare le comunità all’interno di istituzioni  comunali da trasformare in reali centri propulsori per le istanze che le compongono e non centri di potere e di selezione delle stesse; soprattutto quando tale selezione non tiene conto di priorità oggettive, ma di motivazioni e criteri che hanno esclusiva matrice politico-elettorale.

E’ un’occasione per recuperare allo “Stato” – sempre in quella particolare e nobile accezione cui si faceva prima riferimento e che ha illuminato i migliori uomini e periodi storici dell’Italia, sia nella fase rinascimentale che in quella successiva post bellica – comunità istituzionalmente emarginate, attraverso un processo di decentramento; di reintegrazione delle “periferie” sociali; di rilancio delle comunità lontane dai grandi centri urbanizzati e politicamente distanti dai centri decisionali di potere; di sperimentazione di nuove forme istituzionali a respiro comprensoriale.

Un ritorno al… futuro che consente di disimpegnare i centri eccessivamente urbanizzati, “spalmando” volani di sviluppo su tutte le potenzialità territoriali, responsabilizzandole, in un ottica comunque unitaria.

Fiumedinisi, una valle ricca di storia e tradizioni

gennaio 17, 2008

Sono poche le persone che negli ultimi anni in Sicilia non hanno sentito parlare almeno una volta di Fiumedinisi. Sagre, feste, manifestazioni culturali e folcloristiche. Eventi di grande richiamo che hanno attirato nel piccolo borgo medievale numerosi visitatori. Un successo che è frutto di una vincente operazione promozionale che ha scommesso sulla valorizzazione delle antiche tradizioni e dei prodotti locali. Negli ultimi anni Fiumedinisi ha puntato tutto sulla promozione turistica, facendo tesoro della sua storia, della sua cultura e delle sue risorse ambientali. Una scommessa coraggiosa e vincente. Tanto vincente da far diventare la strategia di Fiumedinisi un vero e proprio modello da seguire anche per gli altri centri della Riviera Jonica messinese. Ricco di monumenti e bellezze ambientali da visitare, il piccolo borgo merita senz’altro di essere visitato, specialmente per gli amanti della natura e delle tradizioni popolari. Conosciutissima la manifestazione enogastronomica “Capricci d’Autunno” che si svolge ogni anno nel mese di novembre. Si tratta di una vera e propria esposizione d’arte culinaria in un tripudio di stand ’s dai variegati colori della natura, dal formaggio alla ricotta calda, salame e pancetta il pane, quello fatto con il lievito naturale e ancora altre delizie, olive e sottaceti. Il tutto ornato da musica e balli popolari all’insegna dei tradizionali stornelli contadini. Tutto il centro di Fiumedinisi , le piazze e i vicoli del centro storico fanno da coreografia trasformandosi in un vero e proprio palco a cielo aperto con l’esibizione dei “Canterini Ciuminisani” che sfilano per il paese intonando le tipiche canzoni della cultura popolare. Numerosi i monumenti di Fiumedinisi da visitare. Fra tutti spicca l’antico castello medievale del “Belvedere” sito in cima al territorio nisano, in un luogo strategico che sembra dominare l’intera valle. La storia recente del castello e del borgo di Fiumedinisi è raccontata da documenti storici risalenti al 1197. Il 28 settembre 1197, Enrico VI, padre di Federico II, muore a Fiumedinisi in seguito ad una tragica fatalità (si ritiene a causa di un blocco intestinale causato dall’aver bevuto l’acqua fredda del fiume, subito dopo una movimentata battuta di caccia). Nel 1271 l’abitato è attestato come casale e nel 1296 è già feudo del miles Ruggero de Vallone da Messina. Nel 1354 Flumen Dionisyi, insieme con il castello, viene conquistata dal miles Giovanni Saccamo e l’anno seguente riconquistata dal conte di Aidone. Re Federico IV, nel 1357, concede il casale e la fortezza a Giovanni Mangiavacca capitano e castellano di Francavilla, insieme al casale di Limina. Ancora, in questo interminabile passaggio di consegne, Tommaso Romano Colonna riceve l’abitato dal re Martino e dalla regina Maria nel 1392. Finalmente, l’abitato di Fiumedinisi ed il castello rimarranno in mano ai Colonna Romano sino all’abolizione del feudalesimo (www.paesaggi.it) . Secondo quanto riportato da documenti storici, esso fu costruito dagli arabi nel IX secolo come fortezza. Successivamente , sotto la dominazione normanna venne adibito ad abitazione signorile. Pare che dove oggi sorge il Castello, in precedenza vi fosse il tempio Nikos realizzato dai Greci (Calcidesi) in onore a Dioniso. Per raggiungere il Castello,giunti in paese, seguire la segnaletica. La strada rotabile è in salita ripida e sterrata. Si giunge in automobile a poche decine di metri dal castello. Rappresenta senza dubbio il monumento simbolo del paese. Sito a 743 metri sul livello del mare, in cima alla Valle del Nisi, presso un eccezionale punto panoramico. Dal Castello infatti si gode di una visuale straordinaria ed è possibile ammirare l’intera costa jonica, da Capo Alì a Capo Sant’Alessio. Proprio questa sua posizione panoramica gli è valso il nome di “Castello Belvedere”. L’intera zona circostante il castello e tutto il Monte Belvedere sarà interessata da una campagna di scavi archeologici “Fiumedinisi Project” curata dall’Istituto Italiano di Archeologia Sperimentale (IIAS) che consentirà di portare alla luce il patrimonio archeologico ancora nascosto. Altro monumento importante è il Palazzo della Zecca risalente al 1669 di stile barocco e recentemente restaurato. Si tratta dell’antico palazzo del Governo usato come ufficio ed alloggiamento dei tecnici stranieri che dirigevano lo sfruttamento minerario. Il territorio di Fiumedinisi infatti in passato è stato ricco di risorse minerarie. Nel palazzo venivano dunque registrate le operazioni di estrazione di argento per la coniazione in loco di monete della Zecca del Regno. All’interno del Palazzo si trovano ancora antiche monete coniate sotto Carlo VI d’Austria e Carlo II di Borbone. Durante il periodo Austriaco, vi fu una forte pressione fiscale e gli austriaci incameravano direttamente l’argento che si estraeva dalle miniere di Fiumedinisi. Oggi il Palazzo della Zecca è sede del Consorzio degli antichi mestieri e tradizioni popolari. La storia di Fiumedinisi affonda le sue radici attorno al VII secolo avanti Cristo. La data precisa della sua fondazione non è documentata, tuttavia si ipotizza che anch’esso come gli altri centri abitati della Riviera jonica, sia stata fondato dai greci e, nello specifico dalla popolazione dei Calcidesi, che nel VII secolo avanti Cristo dominavano l’intera Sicilia Orientale. I Calcidesi chiamarono la colonia col nome di Nisa, (forse in onore della ninfa Nisa). Mentre al torrente (l’odierno Nisi) diedero il nome di Chrysorhoas ovvero «Corrente Aurea», vista la consistente quantità di pietruzze d’oro presenti in quel tempo nei suoi fondali. Pare che l’oro di Fiumedinisi sia stato utilizzato per la doratura dell’altare maggiore del Duomo di Messina. Successivamente, durante la dominazione normanna, il paese prese il nome di “Flumen Dionisyi” dal quale discende l’odierno Fiumedinisi.

Le Feste sacre di Fiumedinisi

Festa della Vara .L’evento sacro con la storia più antica e più importante per gli abitanti di Fiumedinisi è senza dubbio la Festa della Vara. Istituita nel XVI secolo durante la dominazione spagnola essa ha tutte le caratteristiche tipiche delle manifestazioni del periodo barocco. I preparativi della manifestazioni hanno inizio nove settimane prima. Essi vengono organizzati secondo le direttive della “Confraternita dell’Annunciazione”. La festa si svolge in una domenica del mese di agosto. La data precisa viene scelta dalla Confraternita in accordo con la parrocchia. Quest’ anno si è svolta il 12 agosto ed ha ottenuto un grande successo di pubblico. La Vara di Fiumedinisi (lunga 12 metri ed alta 8 ) dopo la celebrazione della messa viene trasportata a spalla da circa 150 devoti in abito completamente bianco. La processione percorre la cosiddetta “strada da Vara” , e nel pomeriggio ritorna nella piazza Matrice. A differenza della Vara di Messina, quella di Fiumedinisi è “vivente”. Sulla macchina votiva infatti prendono posto oltre al vescovo e all’arciprete, anche tre bambini scelti dalla popolazione locale. Essi rappresentano il Padre Eterno, l’Angelo Gabriele e la Madonna. La festa viene ricordata anche dal famoso storico di tradizioni siciliane e folcloristiche Giuseppe Pitrè.

Festa della Santissima Trinità. Altro appuntamento importante è la festa della Santissima Trinità. Si tratta di un’antica festa religiosa e popolare che viene celebrata ogni anno la prima domenica di settembre presso la Contrada Santissima. Essa si svolge presso una piccola chiesa rurale dedicata alla SS Trinità, che si trova presso i ruderi di un antico convento carmelitano (secolo XVI). La contrada della Santissima si trova all’interno della Valle degli Eremiti, in una zona molto suggestiva e piane di fascino. Suggestive e toccanti anche le manifestazioni nei periodi natalizi e pasquali.

 

Il Natale a Fiumedinisi

“Antichi mestieri e tradizioni popolari Natalizie”. Le manifestazioni si articolano dal 20 dicembre al 6 gennaio 2007, in un crescendo di suggestive iniziative di origine popolare, dalla tradizionale “Nuvena i Natali” delle 5,30 del mattino, ai concerti di musiche natalizie, al raduno degli zampognari tra le viuzze del paese. Il presepe vivente divenuto ormai un tradizionale appuntamento, viene celebrato con regolarità da circa 10 anni. Esso si svolge in un percorso scelto tra le più caratteristiche stradine di Fiumedinisi. Obiettivo di tali manifestazioni è quello di promuovere la vera cultura di connotazione antropologica degli ambienti rurali e le antiche tecniche artigiane sedimentate negli anni, oggi a rischio d’estinzione.

Storia e leggenda a Fiumedinisi
La leggenda di Saffo e Faone

Una leggenda narra che attorno al 595 a.C., nell’antica Nisa venne ad abitare C.Faone di Lesbo, amante di Saffo . Questa storia d’amore ispirò il poeta Ovidio che nella Valle del Nisi ambientò l’epistola “Saphus ad Phaonem” nella quale la poetessa Saffo scrive all’amato Faone di Lesbo esiliato in questa Valle. Così si legge dall’epistola di Ovidio: […] Ora giungono a te, come nuove prede, fanciulle siciliane: cosa ho a che fare io con Lesbo? Voglio essere siciliana. Voi, madri Nisiadi e nuore Nisiadi, scacciate dalla vostra terra quel vagabondo! E non vi ingannino le menzogne della sua lingua adulatrice: quello che dice a voi lo aveva detto prima a me. Anche tu che ti aggiri per i monti della Sicilia, dea di Erice, vieni in aiuto (sono infatti consacrata a te!) alla tua poetessa![…]

 

 

«Il paese più nemico di Messina»

Nel 1507 sotto la dominazione spagnola, vi fu una cruenta sommossa popolare contro il feudatario del tempo. Durante i combattimenti vi furono diverse vittime. Le fazioni messinese dei Merli e dei Malvizi che lottavano contro gli spagnoli, dovettero fare i conti con il popolo di Fiumedinisi che rimase fedele alla Spagna, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Paese più nemico di Messina” come riportato dallo storico Emile Laloy. Gli spagnoli come riconoscenza per la fedeltà dimostrata, concedettero al popolo di Fiumedinisi l’autorizzazione a coniare monete nel Palazzo della Zecca.

Inoltre, agli abitanti di fiumedinisi venne donato anche un capello della Madonna oggi custodito nel reliquario portato in processione.

I monumenti di Fiumedinisi
Le Chiese di Fiumedinisi

Oltre al Castello Belvedere ed al Palazzo della Zecca, dei quali abbiamo scritto sopra, Fiumedinisi possiede anche un notevole patrimonio di edifici sacri. La chiesa più importante è senza dubbio il Duomo consacrato alla S.S. Annunziata. Realizzato XII secolo, rappresenta la Chiesa Matrice di Fiumedinisi. Esso si trova nell’omonima piazza. Attorno al 143o l’edificio è stato ampliato e successivamente rifinito ed abbellito. Colpiscono l’attenzione dell’osservatore lungo i cornicioni laterali 28 curioso mascheroni di pietra. Pare che la loro funzione sia quella di “allontanare gli spiriti del male”. Dello stesso periodo anche la Chiesa di Sant’Anna (o Nunziatella). Meta di pellegrinaggio in occasione della festa dell’Annunciazione. La Chiesa di San Pietro, venne edificata attorno al 1300. Anch’essa venne successivamente ampliata ed abbellita. Al suo interno si trova una tela rappresentante “La Natività” di probabile scuola del Caravaggio. Altre chiese sono la Chiesa di San Nicola di Bari (origini antichissime) la Chiesa della Madonna delle Grazie (XVII secolo), la Chiesa di Sant’Antonio Abate (1660), quella della Beata Vergine del Carmine (1769) e la Chiesa della Santissima Trinità.

Riserva Naturale Orientata Fiumedinisi e Monte Scuderi

Da qualche anno è stata istituita un’area protetta attorno al leggendario Monte Scuderi. La riserva presenta numerose bellezze naturali. Dalle verdi distese di piantagioni di erica arborea, ai boschi di quercia e rovarella. Affascinanti anche le fiumare ed i torrenti che attraversano i valloni dell’area protetta. Sulle sponde dei torrenti cresce la tipica vegetazione delle fiumare, rappresentata da ginestre, oleandri, alberi di salice, e pioppo. Salendo lungo il fiumara di Fiumedinisi ci si addentra in un autentico paradiso terrestre per tutti gli amanti della natura. Un rigoglioso bosco ed una fitta vegetazione creano un paesaggio davvero unico. Colpiscono inoltre le caratteristiche minerarie delle pietre presenti nella vallata. I nomi delle contrade testimoniano la passata attività mineraria della zona: Pietre di Caloro, presso la contrada Vacco era un giacimento di oro, Pizzo Pietre Rosse era un giacimento di ferro. Fiumedinisi ha rappresentato uno dei maggiori siti minerari Sicilia orientale. Il punto più magico della Riserva è senz’altro la Valle degli Eremiti. Immersa in un ambiente incontaminato e silenzioso, questa zona rappresenta un lugo ricco di misticità e pace. Come già scritto, qui si svolge una delle feste più importanti per Fiumedinisi, quella della S.S Trinità. Ma il luogo val la pena di essere visitato durante tutto l’arco dell’anno, tempo permettendo ovviamente. La strada è sterrata, ma con un po’ di attenzione si può raggiungere la Valle anche con un’utilitaria
Come arrivare:

IN AUTO Percorrendo l’ autostrada A-18 , uscita allo svincolo di Roccalumera. Proseguire poi sulla statale 114 verso Messina. Giunti a Nizza di Sicilia, seguire la segnaletica verso Fiumedinisi.

IN TRENO Scendere alla stazione di Nizza di Sicilia. Proseguire poi con pullman.

INFO Comune di Fiumedinisi Via Umberto I – Tel: 0942 771001


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Proclamato lo stato di emergenza

gennaio 9, 2008
Il 21 dicembre 2007  è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la dichiarazione dello 
stato di emergenza in ordine agli eccezionali eventi atmosferici verificatisi nei mesi 

di settembre, ottobre e novembre 2007 nei comuni della fascia jonica della provincia di Messina.